American Horror Story: Asylum

Nello scorso articolo ho parlato della prima stagione di AHS. Come ho già detto le varie stagioni hanno trame diverse, perciò le affronterò in articoli futuri. 
È possibile farsi un'idea già dal titolo: Asylum(manicomio). Si portano avanti degli eventi più spinti della precedente stagione, che in comune hanno solo le quattro mura del manicomio. 
Lo scopo di AHS è quello di discostarsi dai serial movie, e ci riesce benissimo, ma, guardandolo, sorge spontanea una domanda: È un distaccamento o è l'accostamento di elementi discordanti tra loro,che non fanno altro che farlo risultare un minestrone?

TRAMA:
Allontaniamoci dalla famiglia circondata dagli spettri, e avventuriamoci a Briarcliff, manicomio gestito da Timothy Howard e da Sister Jude. Vi sono anche il Dr. Arthur Arden e il Dr. Oliver Thredson, assistiti da Suor Mary Eunice(un personaggio a dir poco eccelso, ma ne parleremo a tempo debito). 
È una struttura piena di ingiustizie, fatte tutte sotto il nome della giustizia divina. Stuttura che viene duramente messa alla prova all'arrivo di Kit Walker, accusato di essere il serial killer Bloodyface.

RIPETITIVO O NO?
Come accade per la precedente stagione vi è l'accostamento di elementi malsani, dissimili tra loro(omicidi, rapimenti alieni), senza alcun rigore logico. E tutto ciò risulta,in un primo momento, insensato. Fortunatamente la seconda parte della seria risulta chiarificatrice. La storia viene arricchita e resa più inquietante, e la psicologia dei personaggi viene trattata in maniera impeccabile. 
Tutte le vicende narrate saranno accompagnate da una canzone che il buon fan di American Horror Story conosce: Dominique, brano che facilmente ci inquieta(forse per la monotona voce della cantante), che ci riesce a trasmettere le emozioni provate all'interno della struttura.

I PERSONAGGI:

Molti meriti vanno anche ai personaggi, che donano delle performances degne di nota. Kit Walker(Evan Peters) che dalla precedente stagione acquista un po' di senno, ma sempre quella solita oscurità che caratterizza un po' tutti. Jessica Lange che interpreta divinamente qualsiasi personaggio. Molto brava anche la protagonista, Lana Winters, che ci dà un'idea di che trattamento venisse riservato agli omosessuali all'interno dei manicomi. Come non citare il personaggio che mi ha colpito di più, Suor Mary Eunice. Sono stato molto sorpreso nel vedere le sue doti di recitazione, sorpresa scaturita dal fatto che l'attrice Lily Rabe aveva avuto una misera occasione di mostrarle (Recitava in un flashback relativamente breve). Dylan McDermott continua a non essere né carne né pesce, non mi dice assolutamente nulla.  Anche se, forse, la sua monoespressività potrebbe essere tradotta con la pazzia che lo caratterizza in questa stagione... speriamo che sia così.

IN CONCLUSIONE:

 Si discosta molto dalla stagione precedente sotto molti aspetti. L'unica cosa in comune è il caos di base, che puntualmente si scioglie nella seconda parte. È una serie che potrebbe non piacere, ma che merita almeno un'opportunità.

Peace&Love

-Simone Famao 

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